L'Uomo Homo Sapiens.

Accette in pietra verde levigata con manico in corno

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ITINERARI - SVILUPPO E PROGRESSO - L'HOMO SAPIENS

UN ESEMPIO DI ANALISI TERRITORIALE

Un metodo per lo studio dell'economia e della popolazione di un sito archeologico è quello chiamato in inglese Site Catchment Analysis, ovvero «analisi del territorio circostante il sito». Si tratta di un modello che gli archeologi hanno mutuato dai geografi e serve a conoscere quali fossero, sito per sito, le risorse principali cui facevano riferimento gli abitanti e come venivano sfruttate. Innanzitutto si parte dal concetto che una popolazione qualsiasi può sfruttare solo quanto si trova a una certa distanza dal sito di abitazione: di conseguenza, la prima cosa da fare consiste nel delimitare l'area in questione, basandosi su alcuni fattori fondamentali. Il primo di questi fattori è la regola secondo cui la produttività di una risorsa è inversamente proporzionale alla distanza esistente tra la fonte e l'abitazione: uno stagno può essere particolarmente pescoso, ma se si trova a grande distanza dall'insediamento, oppure non è facilmente raggiungibile per difficoltà di percorso, la sua produttività sarà bassa, poiché i pescatori impiegheranno gran parte della giornata nei viaggi di andata e ritorno piuttosto che pescando, e tenderanno a trascurarlo a favore di uno stagno più vicino, anche se meno pescoso. Si comprende dunque come in questo contesto la distanza di una risorsa dal sito consideri l'energia e il tempo impiegati nell'estrazione, rifacendosi al principio del minimo sforzo. Nel considerare l'area di sfruttamento di un sito bisogna considerare anche la possibilità che questo sia di tipo stagionale e in altro modo periodico: esistono generi di risorse che non sono disponibili durante tutto l'anno, in questo caso gli uomini abiteranno nei pressi della fonte di sostentamento solo quando la risorsa sarà disponibile, trasferendosi altrove quando si esaurisce. In questo caso è evidente come il territorio a disposizione di tali gruppi umani si estenda notevolmente, rispetto a quello dei siti permanenti. Il passo successivo consiste nel delimitare le aree entro 1 km, 5 km e 10 km dal sito (raggiungibili rispettivamente in 10 minuti, un'ora e due ore di viaggio); bisogna anche tener conto della tecnologia a disposizione della popolazione studiata: se un gruppo dispone di cavalli, nel giro di un'ora coprirà una distanza molto maggiore che non a piedi. Inoltre non vanno trascurati fattori di carattere geomorfico, come corsi d'acqua navigabili, litorali, favorevoli all'espansione del territorio oppure sfavorevoli, come paludi, scarpate, giungla, fiumi non praticabili, ecc. Grazie a questa divisione si riesce a capire il criterio adottato dal gruppo umano nella scelta del sito in relazione alla geografia del luogo. A questo punto si passa ad analizzare il tipo di economia praticata dal gruppo umano e il potenziale economico del territorio definito; economie diverse comportano diversi modi di sfruttamento delle risorse. Per esempio, i cacciatori-raccoglitori e i pastori hanno bisogno di aree molto più ampie dei contadini, quindi per loro sarà molto importante anche il terreno compreso nella fascia dei 10 km. Riguardo al potenziale economico, i fattori da considerare sono il numero di capi e il tipo di bestiame che poteva nutrirsi nei pascoli compresi nell'area, il clima, la vegetazione, tutto ciò che direttamente o meno influenza la produzione di beni di qualsiasi tipo, facendo sempre attenzione a considerare le variazioni nel tempo di tali fattori: cambiamenti possono avvenire riguardo la produttività del terreno dovuti a lenti fenomeni geologici di erosione, ad alluvioni improvvise, a terremoti e via dicendo. È importante notare che variazioni di breve respiro sono assai difficilmente rilevabili in base ai dati che l'archeologo è in grado di raccogliere, soprattutto quando si tratta di siti preistorici. Si dovranno considerare quindi solo quei cambiamenti che avvengono in periodi sufficientemente lunghi, di solito molto superiori all'anno, oppure che creano un grande sconvolgimento della situazione. Un comodo metodo per individuare le principali risorse consiste nel dividere le fonti in categorie: ad esempio «terreno arabile», «terreno da pascolo», «palude», ecc. Le differenze tra le categorie dovrebbero essere sempre molto accentuate, in modo da riconoscerle facilmente nel contesto studiato; è spesso inutile in campo archeologico sforzarsi di distinguere il terreno coltivato a miglio da quello coltivato a grano, ma entrambi rientrano nella categoria «terreno arabile». Questo modello è stato applicato alla Grotta Romanelli, 30 km a Sud di Otranto in Puglia, sulla costa adriatica, che fu abitato durante la fine del Paleolitico superiore (datazione al C14 10.320 a.C.). Si trova a pochi metri sopra il livello del mare, in una scogliera che sale gradualmente di circa 50 m, fino alla pianura soprastante. Nell'area circostante raggiungibile in due ore sono state identificate tre zone di sfruttamento:

1) il mare;

2) l'interno;

3) il litorale.

Nel periodo considerato, gli uomini non disponevano di una tecnologia che fosse in grado di sfruttare risorse marine diverse dalla raccolta di molluschi e ciò è molto importante per poter stabilire la quantità di cibo estraibile dal quest'area. La zona interna, che è anche la più estesa, è costituita da terreno da pascolo. Al contrario, il litorale rappresenta una stretta fascia lungo la costa, ma pare che fosse assai ricco di molluschi che potevano fornire un discreto apporto all'alimentazione del gruppo. L'interno e il litorale sono dunque le zone più importanti, con una certa prevalenza della zona costiera. Il terreno da pascolo era frequentato da animali che l'uomo cacciava, come il cervo, le cui ossa sono state trovate all'interno della grotta; resta però poco accessibile ed è separato dalla costa da una fascia improduttiva costituita dalla scogliera. L'insieme di questi dati ha posto un problema: come mai, essendo in grado di costruire ripari efficienti come era stato fatto altrove, questi uomini non hanno scelto di abitare nell'interno, soluzione che avrebbe permesso di sfruttare un'area come terreno di caccia almeno doppia rispetto a quella individuata? La risposta potrebbe essere che preferivano sfruttare le due risorse, la raccolta dei molluschi che avveniva sulla costa e la caccia praticabile nell'entroterra. A favore di questa ipotesi c'è il fatto che la risorsa costiera è difficilmente trasportabile, contrariamente alle prede dei cacciatori, e in termini di personale dedicato costa di più; pochi cacciatori abili possono abbattere molti animali, ma ci vogliono molte persone per raccogliere i frutti di una risorsa statica. Tutti questi fattori depongono a favore di una scelta precisa da parte delle genti paleolitiche che abitarono la zona, anche se rimane il fatto che la Grotta Romanelli dispone della metà di territorio di caccia in confronto con altri siti dell'interno, e la risorsa costiera, per quanto cospicua, non pare fosse in grado di nutrire un gruppo umano in maniera continuativa. In sostanza, non sembra che i molluschi potessero sostituire nell'alimentazione i frutti della caccia che si sarebbe potuta effettuare in un territorio più vasto, soprattutto in alcuni periodi dell'anno. Prende piede ora l'ipotesi che questo sito non venisse occupato durante tutto l'anno, ma che rientrasse in un sistema di siti stagionali, alcuni dei quali sono stati individuati. In base all'analisi delle ossa di uccelli migratori ritrovate nell'interno della grotta si deduce che probabilmente la zona era abitata d'inverno, mentre d'estate la gente si trasferiva nell'interno.

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ARCHEOLOGIA ECONOMICA E ANALISI DEI SISTEMI

L'analisi dei sistemi è un metodo «importato» in campo archeologico da altre discipline (matematica, fisica, ingegneria) ed è applicato in svariati settori dell'archeologia, nello studio delle industrie litiche, della diffusione di materie prima in età preistorica e via dicendo. Si parte dal concetto principale secondo il quale una cultura umana nel suo complesso costituisce un sistema composto a sua volta da vari sottosistemi che interagiscono in vario modo fra di loro e con un altro grande sistema, l'ambiente. Per esempio, la cultura «maddaleniana», una delle tante culture del Paleolitico superiore europeo, e un sistema che comprende un sottosistema riguardante l'industria litica, i cui elementi saranno la raccolta e la scelta della selce necessaria, la lavorazione, e quindi la creazione di diverse forme di utensili che si sviluppano e scompaiono, la diffusione della tecnica di produzione usata, l'uso degli strumenti prodotti; questo sottosistema interagisce con quello che riguarda l'approvvigionamento della comunità, in quanto il tipo di risorse utilizzabili dipende sempre da quali strumenti si hanno a disposizione. Il sistema «approvvigionamento» ovviamente avrà rapporti con il sistema «ambiente», in cui vengono ricercate le risorse da sfruttare. Ogni sistema è dotato di alcune caratteristiche comuni e una di queste è la stabilità, in relazione alla quale i sistemi possono classificarsi in stabili, instabili e indifferenti. Immaginiamo un sistema costituito da una pallina e da una superficie che può essere concava, piana o convessa. Se la superficie è concava il sistema è stabile, perché qualsiasi perturbazione si produca, esso tornerà dopo un certo tempo allo stato iniziale. Se la superficie è convessa il sistema è instabile perché qualsiasi perturbazione si produca, il sistema non tornerà spontaneamente allo stato iniziale. Se la superficie è piana il sistema è indifferente, nel senso che qualsiasi perturbazione si produca esso assumerà uno stato diverso ma perfettamente isomorfo (= «che ha la stessa forma») a quello iniziale. Un'altra caratteristica dei sistemi è quella di presentare dei fenomeni di retroazione (di solito si usa il termine inglese feedback) generati da processi ciclici all'interno dei sistemi. Consideriamo ad esempio l'evento «origine dell'agricoltura»: in una qualunque cultura preagricola saranno coinvolti in questo processo essenzialmente i sottosistemi culturali «popolazione» e «economia di sussistenza», i quali interagiranno con il sistema «ambiente». Un cambiamento iniziale nella vegetazione spontanea, dovuto magari all'effetto del sottosistema ambientale «clima» o a qualche altro fattore, può aver favorito la raccolta intensiva di alcune piante particolarmente produttive (che «costano» poco e rendono molto), giungendo fino alla coltivazione. Si tratta quindi di un fenomeno di retroazione dell'evento «cambiamento nella vegetazione» di per sé compiuto, ma che influenza il sistema culturale. A sua volta la cultura reagisce allo stimolo ambientale selezionando fra le varie piante quelle più adatte al sostentamento umano, dando origine cosi a nuove specie vegetali, cosa che crea un incremento della produzione con conseguente aumento della popolazione; si forma così un ciclo di influenze tra il sistema culturale e l'ambiente, in cui il reciproco scambio genera continui cambiamenti in entrambi, portando alla formazione di un'economia produttiva e alla fine dell'economia di sussistenza. In questo caso si parla di feedback positivi, poiché il loro intervento ha favorito delle mutazioni nei sistemi in cui sono intervenuti. Esistono tuttavia feedback negativi, di tipo conservativo, che tendono invece a rallentare i fenomeni di cambiamento. Di solito i sistemi sollecitati da feedback positivi reagiscono producendo a loro volta altri feedback positivi, generando una sorta di crescendo fino a quando non intervengono feedback negativi che rallentano il processo, portando ad una situazione di equilibrio. In genere la vita di un sistema culturale è costituita da un succedersi di feedback positivi e negativi che si bilanciano reciprocamente, permettendo al sistema di adattarsi a mutate condizioni ambientali, che non sono necessariamente di carattere naturale, senza radicali trasformazioni. Tale processo di adattamento si chiama «omeostasi» (dal prefisso greco omo = «uguale» stàsis = «permanenza»). L'analisi dei sistemi diventa uno strumento molto efficace per verificare la correttezza dei modelli che lo studioso si crea dopo aver analizzato i dati a sua disposizione. Quando un archeologo costruisce un'ipotesi su come abbia funzionato un certo insediamento, come si sia sviluppata una cultura, come si siano svolti i rapporti fra le popolazioni dell'antichità, molto raramente è poi in grado di verificare se le cose sono andate proprio come si immaginava; i dati sono spesso scarsi e quasi sempre insufficienti per poter stabilire con assoluta certezza cosa sia avvenuto in determinate situazioni. Un metodo per risolvere parzialmente questo problema consiste nel tradurre in un sistema, quando sia possibile, il modello che lo studioso si è fatto, e quindi di sperimentare il suo funzionamento in varie situazioni critiche. Poniamo che si stia studiando la vita di un insediamento; durante lo scavo del sito sono stati trovati in gran numero resti di lavorazione del rame (scorie di fusione e simili). Si potrebbe pensare che la principale attività svolta nel sito fosse l'estrazione e la lavorazione di questo materiale, ipotesi giustificata dalla presenza nelle vicinanze di un piccolo giacimento di rame. La traduzione di questo modello in sistema e la successiva sperimentazione del suo funzionamento dimostrano però che la vena metallifera si sarebbe esaurita presto, se fosse stata sfruttata davvero in modo intensivo, provocando l'estinzione dell'insediamento in tempi brevi, mentre i dati di scavo testimoniano un'abitazione molto duratura (poniamo 500 anni). Bisogna dunque concludere che il modello non corrisponde a realtà, e che l'attività principale del gruppo studiato doveva essere un'altra o più d'una: probabilmente si trattava di attività che lasciano tracce poco appariscenti o comunque meno appariscenti delle scorie di fusione (che si conservano per lunghissimo tempo). Questo esempio e molto semplice e non richiederebbe affatto l'uso di tecniche sofisticate quale è l'analisi dei sistemi: il suo scopo però è solo di mostrare come l'analisi «sistemica» possa fornire alle frammentarie informazioni in nostro possesso l'inquadramento generale necessario a controllare l'attendibilità di determinate interpretazioni. È importante capire come il tutto si basi su una sorta di scommessa del tipo: «in base ai dati in nostro possesso e supponendo che le cose si siano svolte secondo logica, scommettiamo che sia andata in un certo modo». In molti casi questa è l'unica maniera di colmare le lacune dell'informazione dovute alla scarsità (o all'assoluta mancanza) di testimonianze dirette.

IL PALEOLITICO MEDIO E L'UOMO DI NEANDERTHAL

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I VILLAGGI PALEOLITICI UCRAINI IL PALEOLITICO SUPERIORE E LA COMPARSA DELL'UOMO MODERNO

NEANDERTHALENSIS E SAPIENS: FRATELLI O CUGINI? IL PERFEZIONAMENTO DELLE TECNICHE DI LAVORAZIONE DELLA PIETRA L'ATTREZZATURA DEL PALEOLITICO SUPERIORE

LA COLONIZZAZIONE DELLA TERRA LA PESCA NELLA PREISTORIA

L'ARTE PALEOLITICA IL MESOLITICO

 POPOLAZIONE E RISORSE NELL'ECONOMIA DI CACCIA E RACCOLTA ARCHEOLOGIA ECONOMICA

MODELLI DI SIMULAZIONE SISTEMI E DIAGRAMMI DI FLUSSO

UN ESEMPIO DI ANALISI TERRITORIALE ARCHEOLOGIA ECONOMICA E ANALISI DEI SISTEMI

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09 Giu. 2025 1:50:36 am

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